
La lente a contatto ideale

L’idea di correggere un difetto visivo tramite un “diottro” appoggiato all’occhio stesso è di difficile attribuzione, in quanto potremmo attribuire già, a disegni di Leonardo da Vinci dei primi anni del ‘500, il primo sbozzo d’idea di una lente a contatto come la conosciamo ai giorni nostri. Attraversando la storia dell’evoluzione di questo mezzo correttivo, passando per “scritti” di Cartesio fino ad arrivare alle prime e verificate applicazioni fisiche dei primi del ‘900, possiamo affermare che la cornea, al pari delle impronte digitali, è unica caratteristica di ogni individuo.


Questo comporta la realizzazione di una protesi oculare modernamente conosciuta come lente a contatto, atta a portare delle migliorie visive tangibili, a volte irraggiungibili dagli occhiali o dalle lenti a contatto disposable convenzionali. L’unicità delle caratteristiche di ciascuna cornea, delle sue differenze morfologiche punto per punto, delle sue aberrazioni, nonché delle alterazioni anomale della sua superficie come il Keratocono, astigmatismi irregolari, trapianti di cornea o difetti visivi particolarmente elevati, rendono quindi necessaria la realizzazione di un progetto individuale che garantisca un’azione correttiva e contemporaneamente il rispetto della salute oculare in modo da poterne garantire un utilizzo lungo anni.Lo strumento tecnologicamente più avanzato per raggiungere tale scopo è il topografo corneale.
Trattasi di esaminare la superficie della cornea stessa in modo da ottenere una “mappa” della superficie corneale in ogni punto, decimo di millimetro per decimo di millimetro. Le mappe rivelano la “topografia”, cioè la forma della superficie corneale.
Un’analogia semplice può essere rappresentata da una mappa geografica della terra che usa una serie di curve per mostrare le caratteristiche della superficie di un tratto di terra, le colline, le valli e le pianure. Più vicine sono le linee, più improvviso è il cambio di elevazione.A questo punto abbiamo definito in maniera inequivocabile i tratti salienti della cornea stessa, dobbiamo quindi scegliere le caratteristiche FISICHE del materiale che costituirà la lente a contatto… Per caratteristiche fisiche s’intende il contenuto idrico e quindi la flessibilità (morbida, rigida, semirigida), la permeabilità all’ossigeno stesso, in modo da permettere un metabolismo corneale il più naturale possibile e la grandezza della lente stessa in modo da allocarsi col maggior comfort possibile all’interno delle palpebre, nonché l’esistenza di fattori che possano interagire e alterare l’occhio stesso (allergie, utilizzo di farmaci, congiuntiviti)Il progetto cosi realizzato viene quindi spedito a laboratori di costruzione dotati di macchine utensili a controllo numerico, in grado di costruire, partendo da un bottone di materiale, la superficie della lente a contatto, ricalcando in modo millesimale la superficie della cornea mappata col topografo.Customizzare una lente è un lavoro complicato, il prodotto cosi ottenuto, freddamente perfetto ed inequivocabile, verrà quindi applicato sulla cornea del portatore per verificare la tollerabilità e soprattutto la dinamica, nel senso che non bisogna pensare che la lente a contatto sia assolutamente ferma sulla cornea, ma anzi, questa si deve muovere per facilitare il ricambio lacrimale, garantire l’ossigenazione dei tessuti al di sotto della lente, interagendo con l’ammiccamento (lo sbattere delle palpebre) e naturalmente garantire quello per cui sono state fabbricate, cioè il miglioramento significativo dell’acuità visiva con un comfort di utilizzo durante le ore di porto.Gli optometristi dell’Ottica Caldiroli, esperti contattologi, vi applicheranno la lente più idonea ed in grado di risolvere i vostri problemi visivi.